ARTICOLO OTTOBRE 2021
Con la sentenza 34629 del 20 settembre 2021, che si riporta in fondo alla pagina, la Suprema Corte di Cassazione – quinta sezione penale – ha affermato che il giudice deve verificare il concreto comportamento tenuto dal sanitario e condannare quest’ultimo solo se si è discostato dalle linee guida che vanno comunque specificate. In sostanza il giudice “è tenuto a rendere un’articolata motivazione, dovendo verificare, in primo luogo, se il caso concreto sia regolato da linee-guida o, in mancanza, da buone pratiche clinico-assistenziali; dovendo, quindi, specificare la natura della colpa (generica o specifica; per imperizia, negligenza o imprudenza); spiegando se ed in quale misura la condotta del sanitario si sia discostata dalle pertinenti linee-guida o buone pratiche clinico assistenziali e, più in generale, quale sia stato il grado della colpa“.
Si legge nella parte finale della sentenza che il giudicante “avrebbe dovuto accertare, all’esito di una esaustiva indagine delle singole ipotesi formulate dagli esperti, la sussistenza di una soluzione sufficientemente affidabile, costituita da una metateoria frutto di una ponderata valutazione delle differenti rappresentazioni scientifiche del problema, in grado di fornire concrete, significative e attendibili informazioni idonee a sorreggere l’argomentazione probatoria inerente allo specifico caso esaminato, dovendo, in caso contrario, disporre una perizia ovvero pervenire a un giudizio di non superamento del ragionevole dubbio“.
Testo sentenza 34629/2021